L’ex presidente della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, ha parlato dell’esito del referendum di domenica 12 giugno.
Il referendum di ieri ha fatto registrare un’affluenza veramente pessima. Meno del 20% degli italiani hanno scelto di recarsi ai seggi per votare in merito ai 5 quesiti sulla giustizia: un fallimento annunciato, potremmo dire. Temi non rilevanti per la maggioranza del popolo italiani e mancanza di informazione in merito ai quesiti. Queste le due principali cause dell’affluenza riscontrata ieri. Anche il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, ha parlato del referendum. Queste le sue parole in merito al tema.
Le dichiarazioni di Mirabelli
“Mi pare non si possano cercare sconfitti e vincitori di convenienza. Né che si possa o debba parlare di fine dell’istituto del referendum, che va mantenuto e valorizzato per questioni di rilievo, scelte di fondo o leggi che, Dio non voglia, potrebbero mettere a rischio diritti fondamentali”. Queste le parole di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, all’AdnKronos, in merito al referendum sulla giustizia. Per Mirabelli, “al di la delle enfasi e delle polemiche, il non risultato del referendum non consolida la situazione attuale esistente. Ma apre ad una necessità che c’era prima ed anche dopo di rivedere il sistema sia con gli strumenti che sono in campo con la riforma Cartabia che con un dibattito culturale-politico destinato ad individuare soluzioni praticabili attraverso un mutamento oltre che di norme di organizzazione, anche di comportamenti. La parola passa dunque al Parlamento ed anche agli attori e protagonisti della giustizia“.
Ricordando che “le norme non sono state abrogate per la mancata partecipazione”, Mirabelli evidenzia che “il risultato è giuridicamente nullo. Non c’è. Ma purtroppo temo che l’indirizzo che sarà dato al dibattito sarà quello della appropriazione indebita dei risultati, che significa non prendere atto che il problema esiste”. Per l’ex presidente della Corte Costituzionale, “Serve un dibattito che può essere di contrasto fra le diverse forze; è necessaria una ragionata e ragionevole analisi della situazione ed un mutamento dei comportamenti. Occorre avere più coraggio o qualsiasi iniziativa legislativa è destinata a naufragare. Ormai le modifiche alla legge elettorale del Csm sono state apportate e non è immaginabile di poterle modificare ulteriormente poiché il Csm è in scadenza. Ma si può pensare per tempo – afferma Mirabelli – a configurare il Consiglio come reale organo di garanzia, con poteri propri che gli competono e con anche un sistema elettorale orientato in quella direzione“.